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DANIEL TATARSKY: "SUBBUTEO"


Il dito si poggia sul tappeto verde, la pedina aspetta il fluire del tocco, la palla è in attesa della corsa. E tutto sotto quattro occhi che scrutano un gioco di mosse e contromosse tecnico-tattiche: il subbuteo, capolavoro di genio e precisione. Daniel Tatarsky racconta la storia e gli eventi legati al popolare gioco da tavolo nel libro pubblicato da Isbn edizioni, “Subbuteo. Storia illustrata della nostalgia”. Velocità e lentezza, calma e sagacia tattica. Ovvero di come sia diventato uno dei più grandi e fortunati giochi calcistici. L’autore coinvolge il lettore in un viaggio nella “nostalgia del calciofilo” ad hoc, con un’analisi dettagliata del fenomeno e un percorso fotografico molto vasto, dalle istruzioni (e trucchi) sull’azione di gioco a immagini d’epoca che hanno fatto la storia di questo filone ludico.

E ammette chiaramente la voglia del gioco inventato in un garage da Peter Adolph: “Quando non potevamo giocare al calcio vero, la nostra prima scelta era sempre il Subbuteo”. Una passione collettiva che negli anni ’60 e ’70 divenne quasi mania con più di dieci milioni di giocatori in oltre cinquanta paesi. Un exploit che portò alla formazione di leghe nazionali e internazionali con l’apice della coppa del mondo di Subbuteo del 1970. Il segreto? Il dilagante passaparola, poca pubblicità e qualche testimonial occasionale (fra tutti Bobby Charlton). “Il calcio in punta di dito” era lo slogan maggiormente in voga tra i tifosi del calcio. Aprire la scatola del Subbuteo era, e lo è ancora oggi in opposizione al dilagare delle nuove tecnologie “alienanti”, un rito, come sfogliare un album impolverato. Ma denso di memoria. Le statistiche legate a questo gioco ancora oggi hanno dell’incredibile: oltre 500.000 figure di calciatori create da quando fu fondata l’azienda nel 1947, 1.500.000 di giocatori in tutto il mondo nell’anno 1974 (7.000.000 nel 1982), regolamento tradotto in 16 lingue. E forse il più straordinario: 62 ore e 7 minuti record mondiale di gioco a Subbuteo stabilito nel dicembre del 1986 da Paul Chambers e Tim Peters.
Una passione ancora viva. Il Subbuteo non è morto, anzi. Il celebre gioco, che potremo considerato un antenato “emulatore calcistico” non è rimasto sepolto nei diari dei ricordi ma nel XXI secolo sono ancora molti gli appassionati giocatori. E collezionisti. In rete sono tantissimi i siti internet che si rivolgono a una clientela fidelizzata ma anche alle nuove generazioni interessante ad apprendere l’arte del colpo ad effetto, del pallonetto, del passaggio corto: non con un joystick ma con le proprie mani. Una nostalgia che ora viene riproposta in queste pagine, in cui l’autore inglese sembra dire ai giovani d’oggi, ritroviamoci a casa, scopriamo la voglia e la bellezza dello stare insieme, torniamo ai giochi veri, scegliamo Subbuteo.
Daniel Tatarsky è nato e vive a Londra. Scrive e gioca a Subbuteo, ma si guadagna da vivere come attore di cinema, televisione e teatro. Ha recitato nei film The Disappeared e Britannic (2007), è apparso nella pubblicità Fifa06 (con Wayne Rooney) ed è stato l’annunciatore della semifinale della Coppa d’Inghilterra 2005. Sa imitare perfettamente l’accento olandese, scozzese e del Lancashire.